L’Italia delle cento città e dei mille campanili è anche l’Italia delle cento cucine e delle mille ricette. La grande varietà delle tradizioni alimentari, specchio di un’esperienza storia dominata a lungo dal particolarismo e dalla divisione politica, è il carattere che maggiormente contraddistingue la gastronomia del nostro paese, rendendola straordinariamente ricca ed attraente. La cucina si evolve con la storia dell’Italia. Dopo l’Unità d’Italia la cucina e la gestronomia italiane cambiano e si arricchiscono grazie al patrimonio delle varie cucine regionali che confluiscono in un unico ricettario nazionale.
Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 inizia una vera e propria nuova epoca per la gastronomia, da un lato sempre maggiore diffusione di pubblicazioni e libri di ricette e libri che illustrano nuovi galatei per ricevere gli ospiti a casa e come offrire loro un pranzo o un rinfresco, dall’altro la nascita di ristoranti che seguono nuove regole del bon ton frutto di una fusione di varie culture.
La borghesia inventa piatti e crea menù a seconda delle stagioni, delle occasioni, con variegate soluzioniper la colazione, il pranzo, la cena. Nelle campagne e nelle città italiane dell’800 nascono anche le osterie e le trattorie che fra l’altro codificano alcuni piatti nazionali, contribuendo in maniera significativa all’ “Unificazione Culinaria”.
Al passaggio del secolo diminuisce il numero delle portate servite e i piatti diventano più ridotti e monotematici. Diventa sempre più diffuso il servizio “alla russa”; i commensali già seduti al tavolo, vengono serviti dai camerieri (prima il servizio “a buffet” era il più diffuso). Insomma la nuova tavola dell’Italia unita è una tavola a cui si partecipa, è un luogo di relazioni sociali.
Fu proprio Pellegrino Artusi che riuscì a canonizzare quello che per noi è il classico binomio pasta e salsa di pomodoro: prima di lui in nessun altro manuale di cucina si trova quello che sarebbe diventato uno deipiatti simbolo della cucina italiana.
La strada percorsa dalla cucina italiana fino ai giorni nostri la conosciamo ed è storia recente, il cui dato più saliente risulta da un’indagine fatta su scala nazionale da cui emerge il fatto che la cucina e i piatti dellatradizione italiana sono l’aspetto più rappresentativo dell’identità nazionale per il 46% degli italiani.
La Repubblica in un interessante articolo racconta un amarcord che incrocia, storia, cultura e sociologia. Una sorta di “com’eravamo”.
Vi consiglio di darci un’occhiata, anche solo per farvi una risata vedendo come eravamo nei confronti della cucina moderna.
http://www.repubblica.it/esteri/2015/06/09/foto/cucina_famiglia_societa_-116434533/1/#27
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